Keynes John Maynard, POSSIBILITA’ ECONOMICHE PER I NOSTRI NIPOTI, Adelphi. Milano, 2009
In questo breve saggio scritto nel 1931 il grande economista ci propone una riflessione sul senso profondo dell’economia. Nella sostanza afferma che (se non ci saranno guerre, la popolazione non crescerà troppo e si affiderà alla scienza il governo di ciò che le compete: pp. 29-30) tra 100 anni il problema economico sarà definitivamente risolto (p.21). L’uomo potrà si potrà così permettere di lavorare al massimo 15 ore la settimana e avrà un reddito 8 volte superiore di quello del 1931 (pp. 20, 25). Tutto bene quindi? No, dice Keynes! Egli afferma invece che in questo “paradiso” si porrebbe il problema fondamentale di trovare un senso alla propria vita. Infatti la vita umana, fin dalla sua comparsa, ha sempre avuto come obbiettivo quello di lavorare per sostentarsi: ora, si chiede Keynes, cosa accadrebbe se tale scopo sparisse perché definitivamente risolto? In questo caso si avrebbero sicuramente contraccolpi psicologici drammatici e diffusi, e da qui già ora nasce la necessità per l’uomo di “tornare a porre i fini avanti ai mezzi, ea ad anteporre il buono all’utile […] apprezzare le cose fino in fondo, i gigli del campo che non lavorano e non filano” (p. 28). Al di là delle errate previsioni economiche, il messaggio di Keynes resta però attualissimo: solo ciò che è va oltre l’utile e che apprezziamo solo perché bello può dare autenticamente senso alla nostra vita, anche (e soprattutto) nel caso in cui non dovremo più lavorare. (C.A.Testi)