Susan Greenfield, CAMBIAMENTO MENTALE: COME LE TECNOLOGIE DIGITALI STANNO LASCIANDO UN’IMPRONTA NEL NOSTRO CERVELLO, Fioriti Editore, Roma, 2016 (2015)
Questo è un libro davvero fondamentale perché dimostra, con equilibrio, rigore scientifico e chiarezza, che nel nostro mondo è in atto un cambiamento mentale che è anche più preoccupante del “climate change” (p. 207) perché riguarda la struttura fisica del nostro cervello e le funzionalità della nostra psiche. Nei primi due capitoli si afferma che il cambiamento mentale è un fenomeno globale dovuto a due fattori: a) la plasticità del cervello, che si adatta sempre a nuovi contesti b) il mondo digitale in cui siamo immersi costantemente nelle società contemporanea (cap.2). Nei capitoli 3-8 si spiega in modo chiaro come e perché il cervello si modifica: nella sostanza questo è dovuto alla sua fisica plasticità e al semplice fatto che una funzione si perde se la si esercita meno (cap. 6 p. 53). Nei capitoli successivi si esamina l’effetto che l’uso prolungato di dispositivi digitali provoca nel nostro cervello, siano questi Social Network (capp. 9-12), videogiochi (capp. 13-15), navigazione web (16) lettura testi sullo schermo (cap. 17) e uso del pc o altri dispositivi elettronici (capp. 18-19). L’autrice è sempre molto prudente nelle sue analisi e tuttavia il quadro conclusivo che ne esce (cap. 20) è a dir poco preoccupante. Il testo mostra infatti come l’homo sapiens stia perdendo funzioni sempre più “alte” come la consapevolezza di sé (p. 72), la capacità di socializzare (pp. 103-105), la capacità di mantenere l’attenzione (p. 129 sgg.), la violenza comportamentale (p. 143), la capacità di fare progetti che avranno una ricompensa a lungo termine (p. 151), la riduzione di esperienza profonde che rendono saggi (p.159), la perdita della lettura profonda (p. 168), la memoria e il senso della storia (pp. 197-201), la capacità di pensare connessioni tra diversi ambiti (p. 183) . Certo l’uso del digitale fa acquisire anche capacità che prima non avevamo, come ad esempio l’abilità nell’usare dispositivi e giochi elettronici, tuttavia, come nota la Greenfield “se si tratta di analizzare il significato della vita allora le abilità di giocoliere e le capacità audiovisive non saranno di grande utilità” (p. 179).