Jackson, Tim, PROSPERITÀ SENZA CRESCITA, Edizioni Ambiente, Milano, 2017
Il volume cerca di risolvere in maniera brillante “il “dilemma della crescita”, che “consiste di due tesi diametralmente opposte. La crescita non è sostenibile, almeno non nella sua forma attuale. Il consumo sempre più rapido delle risorse e l’aumento dei costi ambientali si aggiungono alle profonde disparità in termini di benessere sociale. La “decrescita” non è sostenibile, almeno non nelle condizioni attuali. Il declino della domanda comporta maggiore disoccupazione, minore competitività e una spirale recessiva”. (p.152). La base dell’originale soluzione di Jackson al dilemma è “una nozione di prosperità che non si basi sulla crescita illimitata dei consumi materiali […] in cui le persone possano realizzarsi, raggiungendo una maggiore coesione sociale, con più benessere e meno impatti sull’ambiente. Per vivere bene, consumando meno, e per divertirsi di più con meno cose” (p. 109). In questo senso egli cita gli studi di Sen e Nussbaum che, in maniera scientifica, cercano di definire la felicità umana come capacità avere una vita in salute, soddisfacente sia fisicamente che socialmente, e durante la quale si possano praticare azioni gratificanti che non danneggiano l’ambiente (p. 128) come il gioco, il giardinaggio, leggere, ascoltare musica, passeggiare ecc.. (p.208) . Per poter realizzare tale vita, che risolve alla radice il dilemma della crescita, “basta” uscire dalla mentalità consumistica per andare verso un capitalismo sostenibile in cui il fine dell’agire sarà la vita buona e sana, e non il continuo aumento dei desideri necessario per preservare la crescita dei consumi e della produzione (p.195), che in realtà è più una schiavitù che una vera libertà verso l’attuale sistema (p. 196). Jackson ci tiene a dire che la sua non è una utopia perché studi scientifici dimostrano che “le persone sono più felici e vivono in modo più sostenibile quando perseguono degli obiettivi intrinseci che gli danno la sensazione di far parte di una famiglia o una comunità” (p.208). Nei capitoli finali poi l’autore tratteggia in maniera concreta le azioni politico-economiche da farsi per andare verso un’economia post-crescita che aumenti la prosperità, e che per lui consistono in: “stabilire i limiti, contrastare il consumismo, affrontare il problema dell’ineguaglianza e correggere l’economia” (p.299). Il volume potrà suscitare delle perplessità, ma indubbiamente cerca con serietà di uscire dalle litanie onnipervasive sulla crescita illimitata, per delineare un orizzonte economico-sociale diverse, a mio avviso, molto più umano. (C.A.Testi)