Edward L. Dirci, WHY WE DO WHAT WE DO. UNDESTARNDING SELF-MOTIVATION, Penguin Book, 1996 .
Tema del libro è capire perché facciamo quello che facciamo. L’autore considera quattro possibili orizzonti, nei quali si fa qualcosa: 1) perché ci è comandato 2) perché lo si sente come un dovere 3) perché c’è una ricompensa 4) perché lo si è scelto. Dirci considera quest’ultima motivazione intrinseca non solo migliore ma anche più duratura e sostenibile delle altre tre motivazioni, che sono tutte estrinseche in quanto non vedono nella cosa che si, in quanto la si fa, il motivo per cui la si fa. Non solo, ma dimostra, attraverso vari esperimenti, che il far fare qualcosa per una motivazione estrinseca, ad esempio per una ricompensa, tende a cancellare le motivazioni intrinseche: lavorare o studiare solo per la i soldi o il voto tende a ridurre il gusto del lavoro o dello studio in quanto tale (cap. 2). Ma come fare per far nascere motivazioni intrinseche? Dirci rifiuta sia l’anarchia (fai ciò che vuoi) sia il rigido controllo (rispetta le regole e basta). Egli dice che per far nascere motivazioni intrinseche occorre creare le condizioni per cui qualcuno scelga in qualche modo ciò che fa e con una certa autonomia (cap. 3-4). In questo orizzonte poi le regole (cap. 7), le misurazioni (cap. 5) e i “premi” (cap. 10) divengono indici che aiutano a capire se si sta facendo bene ciò che si è scelto. Inoltre le motivazioni intrinseche aumentano se l’ambiente in cui si opera è collaborativo e guarda al bene comune ((cap.7). L’autore conclude mostrando come in una comunità in cui prevale autonomia e motivazione intrinseca, non serve spendere soldi per il controllo e quindi questo agire diventa anche economicamente più conveniente (cap.12). (C.A.Testi)