Faggin Federico, SILICIO, Mondadori, Milano, 2019.
Al termine della lettura di questo libro che narra la vita (anzi, le quattro vite) di Federico Faggin, non si può non restare sbalorditi. L’autore è infatti un personaggio quasi incredibile, perché assomma in sé, e al massimo grado, le qualità di scienziato, ingegnere, imprenditore e … filosofo. Sì, perché Faggin in questa sua coinvolgente narrazione della sua vita ci fa entrare nel mondo dei computer e dell’intelligenza artificiale da un ingresso privilegiato. Ci troviamo infatti a seguire il precorso di chi i computer li ha davvero prima concepiti e poi “fatti”, inventando soluzioni tecniche innovative senza le quali non saremmo nel mondo in cui ci troviamo. Le prime parti del volume sono quelle più tecnico-economiche, ma sono egualmente interessantissime, perché Faggin spiega in linguaggio divulgativo alcune sue intuizioni ingegneristiche. E, soprattutto ci racconta di come a un certo punto è diventato, da scienziato applicativo, il manager-produttore delle sue idee, intentando anche una “guerra” con alcune aziende che volevano rubargli i suoi meriti. Per me comunque la parte più interessante è la quarta vita di Faggin, il quale a un certo punto, anche un’ esperienza mistica (vedere sotto), decide di provare a capire cosa è la coscienza, che per lui una macchina non potrà mai avere (e questo detto da uno che le macchine le ha inventate e fatte). Nel finale egli propone anche una nuova prospettiva teorica in cui si lega fisica classica, meccanica quantistica, neuroscienza e, appunto, mistica. Se si vuole avere un’idea seria di cosa voglia dire “intelligenza artificiale” e “coscienza”, ritengo che questo libro sia una lettura imprescindibile (Claudio A. Testi)
Dal libro:
– “Quest’esperienza conteneva una forza di verità maggiore di ogni altra che avessi mai vissuto prima, perché ciò che provavo era vero a tutti i livelli del mio essere. A livello fisico il mio corpo era vivo e vibrante come non l’avevo mai sperimentato prima; a livello emotivo ero un’impossibile e potente sorgente d’amore; a livello mentale comprendevo con certezza e per la prima volta che tutto è “fatto” d’amore. E infine avevo scoperto per la prima volta l’esistenza di un ulteriore livello: quello spirituale, in cui io ero tutt’uno con il mondo. (p. 208)
– “A mio avviso, il vero pericolo dei progressi della robotica e dell’intelligenza artificiale non è quello di creare macchine che prenderanno il sopravvento sull’umanità perché saranno più perfette di noi. Il vero pericolo è che uomini malvagi possano causare danni seri all’umanità e all’ecosistema controllando computer e robot sempre più potenti soltanto per il loro interesse. Ma allora sarà l’uomo, non la macchina, a causare il problema. Questa è una grande sfida che la società dovrà affrontare il più presto possibile” (p. 133).