Per il sesto anno consecutivo, nel 2021 le temperature degli oceani hanno segnato un nuovo record di caldo. La colonna d’acqua dei 2000 metri più superficiali ha battuto anche i primati del 2020 e del 2019, nonostante la presenza del fenomeno climatico La Niña nell’anno appena concluso. Il riscaldamento degli oceani è uno degli indicatori più solidi del riscaldamento globale di origine antropica, dal momento che i mari assorbono circa il 90% dell’incremento di temperatura generato dall’emissione di gas serra.
Le conseguenze del riscaldamento degli oceani hanno una portata globale e un impatto duraturo. Acque più calde occupano anche più volume perché si dilatano: in parte, l’innalzamento del livello dei mari dipende dal global warming. Temperature maggiori delle acque superficiali sono direttamente connesse con l’aumento di intensità di tempeste, uragani e tifoni e rendono più probabile che tocchino terra quando sono ancora al massimo della loro potenza e che si spingano più all’interno. L’assorbimento di CO2 dall’atmosfera provoca l’acidificazione degli oceani, che ha un impatto sia sulle barriere coralline (dai cui ecosistemi dipendono 500 milioni di persone) sia sulle capacità di adattamento di alcune specie ittiche.
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